Ciao!
Con questo articolo voglio parlarti di Virabhadrasana I, il primo āsana dedicato al valoroso guerriero Virabhadra. Già in un articolo ti ho raccontato del significato di questo āsana e di come non sia collegato a qualcosa di violento, ma ad uno stato eroico che nella tradizione filosofica indiana hanno i guerrieri, rivolto a combattere le fluttuazioni della mente e i nemici del puro pensiero, quegli atteggiamenti che viziano la nostra mente e non ci permettono di vivere serenamente. La pratica fisica come sempre ci dà una mano a riscoprire sensazioni e stadi dell’essere che facilmente dimentichiamo, e in questo caso Virabhadrasana I, se praticata correttamente, porta coraggio e fermezza poiché la postura stabile e ferma di questo eroe punta al suo obiettivo senza distrazione. Andiamo insieme a vedere come si entra in questo āsana, quali sono i suoi benefici, controindicazioni ed eventuali aggiustamenti per poterlo lavorare in totale sicurezza, secondo le proprie possibilità.
Questo āsana è asimmetrico e polare, pertanto va praticato da entrambi i lati, per la stessa durata. Vediamo insieme come praticarlo:
- Ci posizioniamo rivolti verso il lato corto del tappetino; partiamo da Tadasana, per riportare sempre il focussul radicamento, sull’attivazione e sulla pressione dei piedi a terra. L’apertura dei piedi è allineata a quella delle anche, quindi si trovano su due binari paralleli;
- Inspirando, portiamo le mani alla vita: questo ci aiuterà a mantenere l’attenzione sulle anche, che devono rimanere squadrate verso avanti, senza lasciare che il fianco si apra (in un secondo momento, quando saremo più pratichi di questo āsana, potremo portare le braccia in altre posizioni, come anjalimudra);
- Espirando, lasciamo scivolare la gamba destra indietro, distanziandola di circa un metro dalla sinistra, il tallone dapprima sospeso, poi appoggiato a terra, ruotando la punta del piede di 45° verso l’esterno, mantenendo le anche squadrate (le braccia in vita ci aiutano a controllare l’orientamento). Contemporaneamente la gamba sinistra si piega, prestando attenzione ad affondare il ginocchio verso avanti, portando la tibia perpendicolare al pavimento (il ginocchio non deve mai cadere verso l’esterno o l’interno e non deve mai superare il piede);
- Inspirando sciogliamo la posizione delle braccia lateralmente al corpo, puntando le mani verso il pavimento, come se fossero due lance;
- Espirando le braccia distese si sollevano oltre la testa, mantenendo le spalle distanti dalle orecchie. Le scapole si avvicinano leggermente per permettere al petto di aprirsi e offrirsi al cielo, mentre lo sguardo si rivolge verso l’alto, con il mento che si solleva leggermente, senza schiacciare le vertebre cervicali.
La posizione può essere mantenuta per un minimo di cinque respiri completi, prestando attenzione a:
- Mantenere tutte le dita del piede indietro ben appoggiate a terra;
- Tenere le anche squadrate verso avanti, attivando bene il basso addome, anche a protezione della zona lombare;
- Sentire il coccige scendere perpendicolare verso il basso, aiutandosi con l’inclinazione verso avanti dell’osso pubico;
- Allontanare le spalle dalle orecchie;
- Qualora si stesse inclinando leggermente il busto verso dietro, di farlo all’altezza delle scapole, non inarcando la zona lombare.
Questo āsana, se correttamente praticato, fa percepire il percorso che l’energia attraversa dal basso, partendo dal piede posteriore ben radicato, passando attraverso la gamba, il bacino, il busto, e correndo lungo le braccia per poi uscire dalla punta delle dita delle mani.
Spesso all’interno di un flow potrebbe essere mantenuta meno di cinque respiri, diventando parte di una sequenza verso altri āsana (ad esempio, le altre varianti di Virabhadrasana). Qualora volessimo semplicemente tornare in Tadasana ed entrarci dall’altro lato, basterà ammorbidire entrambe le ginocchia, portare il peso sulla gamba avanti per staccare il piede posteriore e riportarsi con i piedi paralleli, sostando qualche respiro nella posizione della montagna.
Come in ogni posizione di Yoga, ci si trova davanti ad alcune proposte che potrebbero essere difficoltose per alcuni tipi di corpo (la pratica costante sicuramente aiuta, ma se abbiamo una determinata struttura ossea alcune cose non possono modificarsi molto). Considerando la rotazione contemporaneamente esterna ed interna che si esercita sulla gamba posteriore (il piede è ruotato a 45° gradi ma l’anca è verso avanti), che crea una vera e propria spirale che parte dal piede e raggiunge l’anca, se il suo lavoro non è supportato correttamente dal sostegno della gamba avanti e dal corretto orientamento delle ossa di questa, è difficile creare il giusto spazio all’articolazione dell’anca. Contemporaneamente il ginocchio della gamba posteriore, che è lo snodo dove si incontrano queste due forze opposte che i muscoli operano, può sentire una grande pressione. Se fisicamente abbiamo poca disponibilità all’altezza delle anche o del ginocchio, o abbiamo avuto traumi recenti in queste zone o subito operazioni, sarebbe meglio applicare alcune variazioni, come mantenere il piede posteriore parallelo all’anteriore e con il tallone sollevato, come in un affondo alto. Anche se questa variante potrebbe risultare più facile, va in realtà ad intercettare anche il lavoro sull’equilibrio, e quindi in modo diverso stuzzica sempre la nostra stabilità e l’immobilità. Se il nostro impedimento è più a livello muscolare, con la pratica costante i muscoli si allungheranno, permettendo al piede di scendere a terra. Un’ulteriore attenzione si deve prestare alle vertebre cervicali: qualora avessimo qualche disturbo a questo livello, sarebbe più consigliato stabilizzare la testa mantenendo il mento parallelo al pavimento.
Entriamo ora nel merito dei benefici che questo āsana porta:
- Amplia il volume del torace e la capacità polmonare;
- Allunga i muscoli delle spalle, del collo, dell’addome e dei fianchi;
- Rinforza i muscoli delle gambe e della schiena;
- Distende la gola e quindi lavora sulle ghiandole paratiroidee e sulla tiroide.
Inoltre va a stimolare diversi chakra: Muladhara, poiché lavora sul radicamento e sulla stabilità; Manipura, perché stimola la forza di volontà, attivando una forte energia; Anahata, perché apre il cuore e porta una sensazione di fiducia e di grande coraggio.
Sei pronto/a a conoscere insieme a me Virabhadrasana I? Ti aspetto sul tappetino!