Ciao!

Con la pratica che ho preparato per te oggi voglio portarti a fare un viaggio nel movimento e nella sua progressione, nel flusso naturale e organico che si determina nel passaggio fra un āsana e un altro.

Spesso quando seguiamo una lezione e ci viene proposto un flow, una sequenza fluida, ci preoccupiamo molto di eseguirla nei giusti tempi e non del come eseguirla, e ne risulta che andiamo a sbagliare cose che in realtà abbiamo acquisito e che conosciamo molto bene, come il radicamento di un āsana o il corretto allineamento. Indubbiamente la memoria del corpo gioca una carta importante, quindi una pratica costante con il mantenimento delle posizioni per una certa durata favorisce maggiormente la possibilità di addentrarsi correttamente in un flow e di sentirsi più fiduciosi. Comunque molto dipende dalla nostra capacità di concentrazione e di ascolto verso di noi, che vanno a contrastare con la fretta di fare o con la paura del giudizio di chi condivide la pratica con noi. Nel momento in cui siamo sul tappetino lo sguardo deve rivolgersi verso di noi e sempre in modo amorevole: quello che adesso non va, andrà prima o poi, cosa che può valere per una posizione, ma anche per una meditazione o un pranayama.

Il mio consiglio per seguire un flow al meglio delle nostre possibilità è quello di contattare il nostro respiro: sarà lui infatti a scandire i tempi di questa pratica, attivando il corpo nella fase di inspirazione e rendendolo morbido, senza resistenze, nell’espirazione. Questo ci porterà a procedere nella sequenza secondo il nostro ritmo, senza forzature e senza la fretta di seguire dei tempi precisi: alla fine dei conti non stiamo facendo un corso di danza e le mie (o di un altro insegnante) sono solo delle linee guida, che possono essere seguite in differita.

Un altro consiglio che ti do è quello di osservare la sequenza: la ripeteremo più volte, facendo evolvere il movimento verso una dilatazione o verso un rimpicciolimento, quindi osservare e capire cosa si farà potrebbe essere buono, anche per capire bene come abbinare la respirazione alla sequenza. Inoltre, nel momento in cui ci sono molte ripetizioni, si può cominciare a praticare ad occhi chiusi o socchiusi, per quasi dimenticare il corpo ed entrare in una meditazione-in-movimento.

L’ultimo consiglio che voglio darti è di non dimenticare le sensazioni del tuo corpo: il nostro corpo è frutto di un’evoluzione millenaria, siamo stati animali, e sappiamo come adattarci alle cose, anche se adesso la nostra memoria corporea è sepolta sotto le molte ore che passiamo in situazioni sedentarie. Il corpo però sente quello di cui ha bisogno e suggerisce automaticamente una contro-posizione o un adattamento funzionale che si va a sviluppare sulle tre dimensioni che ci costituiscono, e ce lo chiede a gran voce! Tutto quello che dobbiamo fare è ascoltare.

Per questo concentrazione, ascolto, dolcezza, non-giudizio, clemenza, lentezza sono qualità che non dobbiamo dimenticare quando siamo sul nostro tappetino, e sono le fondamenta della nostra pratica, anche fisica.

Scegli un posto della casa, o nella natura in cui ti senti libera/o di essere veramente come sei. Accendi una candela o un incenso, ascolta i suoni che ti circondano e poi concentrati su di te, sulla sensazione della tua pelle a contatto con l’aria e con i tuoi vestiti, con la luce, sul suono del tuo respiro…il cambiamento inizia da queste piccole cose.

Ti aspetto sul tappetino!

 

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